Le origini
La produzione delle ceramiche di Delft ebbe inizio alla fine del XVI secolo, in seguito alla popolarità della maiolica italiana e spagnola che veniva importata in Olanda attraverso il porto di Anversa. Molti artigiani emigrati dall'Italia si stabilirono ad Anversa e poi a Delft e Haarlem, dove iniziarono a realizzare ceramiche con motivi tipicamente olandesi come fiori, animali e paesaggi.
Tuttavia, la vera svolta avvenne all’inizio del XVII secolo, quando la Compagnia delle Indie Orientali iniziò a portare in Olanda grandi quantità di porcellana dalla Cina. La porcellana cinese suscitò l’ammirazione e la curiosità dei nobili e dei mercanti olandesi, era infatti molto più fine e resistente della ceramica europea grazie alla presenza del caolino, una materia prima che mancava nei Paesi Bassi, inoltre era caratterizzata da eleganti decorazioni blu su fondo bianco che richiamavano il gusto esotico e raffinato dell'Oriente.
Poiché la domanda di questo tipo di prodotto cresceva, per soddisfarla gli artigiani olandesi iniziarono a imitare lo stile cinese, pur mantenendo una propria personalità e originalità. Utilizzavano infatti l’argilla locale e dipingevano le decorazioni con un pigmento blu a base di ossido di cobalto che durante la cottura assumeva una tonalità brillante e intensa.
Il periodo d’oro
Il successo delle ceramiche di Delft fu enorme, sia in Olanda che all’estero. Tra il 1600 e il 1800 si stima che siano stati prodotti circa 10 milioni di pezzi tra piatti, vasi, teiere, brocche, orologi da parete, tegole e persino quadri in ceramica. Il periodo d'oro fu tra il 1660 e il 1725, quando la città di Delft contava 32 fabbriche attive, tra cui la più famosa era De Porceleyne Fles (La Bottiglia di Porcellana), fondata nel 1653 e ancora oggi attiva.
Le ceramiche di Delft si distinguevano per la qualità della lavorazione e per la varietà dei motivi decorativi. Oltre a riprodurre i soggetti tipici della porcellana cinese, come fiori, uccelli, draghi e scena mitologiche, gli artigiani olandesi si ispiravano anche alla pittura locale, raffigurando paesaggi urbani e rurali, scene bibliche e storiche, ritratti di personaggi famosi e allegorie.
Le ceramiche di Delft erano apprezzate e richieste da una vasta clientela che comprendeva la borghesia, la nobiltà e persino le case reali europee. Tra i loro più grandi estimatori vi furono il re di Francia Luigi XIV, che ne possedeva una collezione di oltre 1500 pezzi, e la regina Maria II d’Inghilterra, nata in Olanda, che fece decorare il suo palazzo di Kensington con vasi, piastrelle e pannelli in ceramica.
Le curiosità
Le ceramiche di Delft sono ricche di storia e di fascino, ma anche di aneddoti e aspetti curiosi. Eccone alcuni:
Le ceramiche di Delft sono anche conosciute come “Blu di Delft” (in olandese Delfts blauw), ma in realtà il colore originale non era blu, bensì nero. Il pigmento utilizzato per le decorazioni cambiava infatti tonalità durante la cottura, passando dal nero al blu. Questo rendeva il lavoro degli artigiani ancora più difficile e delicato, poiché dovevano immaginare il risultato finale mentre dipingevano in nero.
Le ceramiche di Delft non erano solo oggetti decorativi o da collezione, ma anche utili e funzionali. Ad esempio, per conservare i tulipani, i fiori simbolo dell’Olanda, si usavano dei vasi appositi che avevano delle aperture laterali in cui si inserivano i fiori con i loro bulbi. Nutriti con l’acqua contenuta nel vaso, i tulipani duravano più a lungo e si potevano ammirare in tutta la loro bellezza.
Le ceramiche di Delft sono state fonte di ispirazione anche per gli artisti che, affascinati da questo tipo di oggetti, li hanno voluti riprodurre nelle proprie opere. Tra questi vi furono il pittore olandese Jan Vermeer e il pittore francese Henri Matisse.
Una ceramica di Delft originale ha caratteristiche precise che permettono di identificarne con precisione l’autore, la data e il luogo di produzione, ma è curioso sapere che tra queste vi è un suono caratteristico emesso dall'oggetto quando viene percosso: un tintinnio metallico che testimonia la qualità dello smalto.